Introduzione
La donna per gestire la gravidanza e per allattare il figlio spende
una consistente quantità di energia. Il suo organismo per questo
motivo è più ricco in scorte energetiche (tessuto adiposo)
rispetto a quello dell’uomo (Tabella 1).
Diversa è anche la distribuzione del grasso e questo fatto,
nella donna di peso normale, determina un rapporto circonferenza vita/circonferenza
fianchi inferiore al valore di 0.6.
Al cessare della funzione riproduttiva la donna tende a perdere la
distribuzione “femminile” del grasso per assumere quella
“maschile” caratterizzata da una maggior quota di grasso
addominale (Ley et al., 1992).
L’obesità è un importante fattore di rischio per
molte malattie e purtroppo oggi si presenta in forma di temibile pandemia
(Anonimous, 2004).
Una affidabile modalità per misurare il sovrappeso è
il calcolo dell’indice di massa corporea. Questo aumenta da
valori di 20-24.9 in un soggetto normale a valori di 25-29.9 nel soggetto
sovrappeso e supera la soglia di 30 kg/m2 nell’obeso.
Non tutto il grasso è biologicamente uguale. L’obesità
centrale e la quota di grasso viscerale sono infatti i migliori indici
di rischio metabolico. Il calcolo del rapporto vita/fianchi è
un pratico metodo per misurare la distribuzione del grasso corporeo:
valori superiori a 1.2 indicano una distribuzione centrale del grasso
quale si ha nell’obesità androide.
Più precisi dati sulla distribuzione del tessuto adiposo si
possono acquisire mediante misura dell’impedenza elettrica e
della densitometria tissutale.
Aumento
di peso con l’età
Invecchiando il peso corporeo cresce (Figura 1) e nella donna gli
andamenti delle curve di crescita non subiscono significative impennate
in occasione della menopausa (Panotopoulos et al., 1997; Blümel
et al., 2001; Matthews et al., 2001).
Analizzando i risultati di uno studio italiano pubblicato 10 anni
fa (Pagano e La Vecchia, 1994) e paragonando l’evoluzione del
peso corporeo in un numeroso gruppo di soggetti di diverse regioni
italiane di età compresa tra 45 e 64 anni, si possono tuttavia
cogliere alcune significative differenze tra uomo e donna (Tabella
2). In questo gruppo di età il sovrappeso e l’obesità
prevalgono nel sesso maschile. Considerando però le variazioni
percentuali dei soggetti sovrappeso registrate tra i 45 e i 64 anni
è evidente l’aumento di peso nelle donne e non nell’uomo
(vedi i valori di ? nella Tabella 2) negli uomini infatti in 3 regioni
su 4 si trovano meno soggetti in sovrappeso a 60 anni.
Considerando tuttavia che l’inizio della menopausa si distribuisce
in un arco di 10 anni, si può capire perchè la curva
di accrescimento ponderale della popolazione femminile non ne registri
una vistosa influenza.
Menopausa,
spesa energetica e grasso corporeo
L’inattività fisica è il più comune meccanismo
che induce obesità. La drastica riduzione dell’attività
muscolare frequente nell’età media della vita provoca
infatti l’ipotrofia dei muscoli che ulteriormente tende a ridurre
la spesa energetica di base e come conseguenza l’aumento della
quota di grasso accumulato.
E’ noto che il tempo speso in esercizi fisici è direttamente
correlato con il consumo energetico (Meredith et al., 1987). Non stupisce
quindi che una donna con buona massa muscolare consumi più
energia di una donna con lo stesso peso corporeo ma con meno muscoli
(Bogardus et al., 1987).
I due fenomeni sono ben dimostrati da uno studio condotto su 35 donne
in perimenopausa e controllate per 6 anni. In questi soggetti è
stata registrata l’evoluzione sia del consumo energetico che
della composizione corporea. Si è così visto che le
donne al loro ingresso in menopausa riducono mediamente di 130 kcal
la propria spesa calorica quotidiana aumentando di conseguenza la
propria massa grassa ed il proprio rapporto vita/fianchi (Figura 2).
Altri studi in passato avevano descritto simili modificazioni del
rapporto vita/fianchi in donne prima e dopo la menopausa. Il rapporto
aumenta ed è indicativo di una diversa e meno favorevole distribuzione
del grasso (Poehlman et al., 1997). Nella media età la donna
modifica anche la propria quota di grasso viscerale (Garaulet et al.,
2002).
La diminuzione della massa muscolare con l’età ha anche
una causa endocrina: questa è la riduzione della produzione
di ormone somatotropo (Zadik et al., 1985) che nella donna può
essere ulteriormente accentuata dalla diminuita produzione degli estrogeni
ovarici (Lang et al., 1987).
Obesità
i n menopausa:aspetti comportamentali specifici
Se la riduzione dell’attività fisica è la prima
causa di obesità, l’eccesso di cibo ha perlomeno pari
importanza. Nei campi di concentramento non tutti lavoravano molto
ma non si è mai trovato un soggetto obeso.....
Il soggetto normale si alimenta rispondendo agli stimoli fisiologici
“interni” della sete e della fame, la donna obesa tende
invece a comportarsi in base a segnali “esterni”. Mangia
perchè è l’ora di pranzo, perchè vede altri
mangiare, perchè il cibo è invitante, ha un buon profumo,
promette di essere di gusto eccellente ...... Il cibo diventa così
la gratificazione più semplice ed accessibile e spesso la donna
a 50 anni ha un importante bisogno di gratificarsi. Il soggetto una
volta sovrappeso riduce ulteriormente la propria attività fisica.
La donna obesa gira per mezz’ora in cerca di un parcheggio pur
di non camminare, al mare mentre gli altri nuotano, lei si limita
a galleggiare.
Due quindi sono gli errori comportamentali, l’eccesso di cibo
e l’inattività fisica.
Entrambe devono essere corretti ricordando che la sola dieta ipocalorica
può essere poco efficace perchè provoca un immediato
e consistente risparmio nella spesa energetica quotidiana (Molè
et al., 1989).
Terapia
ormonale sostitutiva e peso corporeo
A dispetto dei diffusi pregiudizi, la terapia ormonale della menopausa
non influisce sul peso corporeo, anzi sembra ritardare di 2-3 anni
l’aumento indotto dall’età (Figura 3).
Anche l’aumento della quota di grasso addominale (Arabi et al.,
2003) e l’aumento del grasso viscerale dovuta all’invecchiamento
sembra più limitata nei soggetti in terapia sostitutiva (Sites
et al., 2001). Il dato peraltro è controverso perchè
altri studi (Ryan et al., 2002) non l’hanno confermato.
L’obesità di solito peggiora l’eventuale ritenzione
idrica associata all’inizio della terapia ormonale in postmenopausa.
Solo una preliminare riduzione ponderale può ovviare a questo
serio effetto collaterale del trattamento.
La
sindrome metabolica della postmenopausa
Non è di raro riscontro (Park et al., 2003), i suoi sintomi
sono obesità centrale, insulinoresistenza e dislipidemia ed
è riconducibile almeno in parte alla ridotta produzione di
estrogeni. La condizione coinvolge alcuni indici del metabolismo glicidico
e lipidico.
In molte donne infatti l’insulinoresistenza gradualmente aumenta
(Wu et al., 2001) e peggiora nei soggetti sovrappeso anche durante
terapia sostitutiva (Ryan et al., 2002).
La concentrazione di trigliceridi dopo la menopausa tende ad aumentare
ed il loro livello è direttamente correlato al grado di obesità
centrale, parimenti aumenta la quota di LDL per l’attivazione
della lipasi epatica dovuta al difetto estrogeno (Carr, 2003).
Come anticipato, molti pensano che insulinoresistenza e obesità
centrale siano i più caratteristici elementi caratterizzanti
la sindrome (Despres, 1993).
Non tutte le donne sovrappeso peraltro soffrono di questo disturbo.
Vi sono infatti soggetti obesi che a dispetto del grasso accumulato
presentano normale attività insulinica. Di solito sono donne
sovrappeso da qualche anno e che presentano una normale quota di grasso
viscerale (Brochu et al., 2001)
.
Obesità
in menopausa: i rischi per la salute
Rischio di infarto
La presenza di obesità “centrale” è associata
ad un aumentato rischio cardiovascolare (Hernandez-Ono et al., 2002;
Kanaya et al., 2003).
La Figura 4 riporta la mortalità registrata in donne portatrici
di coronaropatia in postmenopausa in funzione dell’indice di
massa corporea (BMI) e della obesità “centrale”.
Per ogni intervallo di BMI le pazieti con maggior grasso centrale
risultano a maggior rischio di morte coronarica così come per
ogni categoria di obesità centrale le pazienti non più
elevato BMI registrano il maggior numero di decessi.
L’associazione tra morte da infarto e obesità centrale
persiste quale rischio specifico anche dopo aver aggiustato i dati
personali per dieta, attività fisica, uso di alcol e tabacco
(Hernandez-Ono et al., 2002).
Rischio di tumori
Tumore della mammella
L’obesità in postmenopausa è ritenuta essere un
importante fattore di rischio per la comparsa del tumore della mammella
(Cui et al., 2002) e anche per la mortalità connessa a questa
neoplasia (Borugian et al., 2003). Anche qui è l’obesità
“centrale” a creare il maggior rischio (Connolly et al.,
2002).
Il meccanismo causativo è riferito ad una maggiore biodisponibilità
di estrogeni nei soggetti sovrappeso (Endogenous Hormones and Breast
Cancer Collaborative Group, 2003).
L’effetto negativo del sovrappeso sembra anche aggravare lo
specifico rischio genetico per il carcinoma della mammella (Carpenter
et al., 2003).
Non tutti gli studi peraltro sono concordi, ad esempio uno studio
Svedese condotto su 9778 donne ha trovato quale unico fattore di rischio
antropometrico per il cancro della mammella l’altezza del soggetto
(Manjer et al., 2001).
Tumore dell’endometrio e dell’ovaio
Obesità, diabete e ipertensione sono classici fattori di rischio
per il carcinoma dell’endometrio (Purdie e Green, 2001). L’obesità
aumenta anche il rischio di iperplasia endometriale, riconosciuto
stato precanceroso (Serdar et al., 2003) attraverso una eccessiva
aromatizzazione degli androgeni a livello del tessuto adiposo (Kaaks
et al., 2002). Di recente è stato anche riscontrato un aumentato
rischio di carcinoma ovarico nella donna obesa (Rodriguez et al.,
2002).
.
Come
“guarire” l’obesità in menopausa
La donna obesa commette due fondamentali errori: mangia molto e si
muove poco, può guarire solo se cambia stile di vita mangiando
meno e aumentando l’attività fisica.
Qui di seguito vengono riportati i fondamentali consigli per una eventuale
aggiunta di farmaci anoressanti (National Institutes of Health, 2000):
- iniziare sempre con la semplice dieta accompagnata ad esercizio
fisico e con eventuale sostegno psicologico;
- se queste misure non risultano efficaci entro 6 mesi, si può
aggiungere una terapia farmacologica;
- questa dovrebbe essere riservata ai soggetti sani con BMI > 30
kg/m2;
- se il soggetto trattato non perde almeno 2 kg nelle prime 4 settimane,
è meglio cambiare dose o farmaco;
- se il farmaco si rivela efficace continuarlo fino a che risulta
conveniente in base alla valutazione dei risultati e degli effetti
indesiderati. La dieta da sola di solito non basta. In particolare
per garantire il mantenimento del risultato raggiunto occorre aumentare
la spesa energetica muscolare attraverso un adeguato aumento del proprio
esercizio fisico quotidiano (Miller et al., 1997).
La Figura 5 illustra la diminuzione percentuale di massa grassa osservata
dopo un anno di esercizio fisico.
Dopo 12 mesi appare chiaro il diretto rapporto tra dimagrimento e
livello di attività fisica settimanale svolta. A parte la perdita
di massa grassa lo stesso studio ha dimostrato nelle donne in postmenopausa,
un incredibile miglioramento delle condizioni cardiocircolatorie.
Come nota conclusiva, è anche bene ricordare che l’attività
fisica probabilmente è lo psicofarmaco più efficace
e quello il cui uso comporta i minori effetti collaterali.
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Tabella 1. Peso
del grasso corporeo in una ragazza di 18 anni ed un ragazzo di 15
anni della stessa altezza e dello stesso peso (Frisch, 1981).
|
Ragazza
di 18 anni |
Ragazzo
di 18 anni |
Altezza
(cm |
165.0 |
165.0 |
Peso
(kg) |
57.0 |
57.0 |
Grasso
(kg) |
16.0 |
7.0 |
(Grasso/peso
corporeo) % |
28.0 |
12.0 |
Tabella 2. Percentuale di soggetti sovrappeso per gruppi di età nelle varie regioni italiane-anno 1990-1991 (Pagano e La Vecchia, 1994).
Gruppi
di età |
Nordovest |
Nordest |
Centro |
Sud |
Isole |
Femmine
(n. 7963) |
(anni) |
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
45-49
|
30.9 |
36.3 |
43.8 |
47.9 |
34.5 |
50-54 |
40.0 |
40.3 |
37.1 |
58.7 |
46.0 |
55-59 |
41.9 |
50.3 |
52.4 |
60.1 |
53.9 |
60-64 |
43.1 |
52.1 |
50.5 |
63.0 |
62.7 |
Δ(45-64) |
12.2 |
15.8 |
6.7 |
14.1 |
28.2 |
Maschi
(n. 11367) |
45-49
|
55.5 |
61.5 |
65 |
68.2 |
64.2 |
50-54 |
57.3 |
62.6 |
62.6 |
65.6 |
67.2 |
55-59 |
57.6 |
62.3 |
66.2 |
66.6 |
65.7 |
60-64 |
59.8 |
60.9 |
61.3 |
65.3 |
63.7 |
Δ(45-64) |
4.3 |
-0.4 |
-3.7 |
-2.9 |
-0.5 |
1: Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria;
2: Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna;
3: Toscana, Umbria, Marche, Lazio;
4: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria;
5: Sicilia, Sardegna.
Δ: Differenza delle percentuali di soggetti in sovrappeso alle età 60-64 rispetto alle età 45-49.
_____________________
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