Dispositivi intrauterini



DISPOSITIVI INTRAUTERINI

Prof. Luigi Fedele
Clinica Ostetrica e Ginecologia II - Università degli Studi di Milano


I dispositivi intrauterini sono il metodo contraccettivo non permanente più utilizzato nel mondo, stimato in circa 160 milioni di donne. Due tipologie di dispositivi sono attualmente disponibili in Italia: i dispositivi al rame ed il dispositivo medicato che rilascia circa 20 µg/die di levonorgestrel (Lng). I dispositivi intrauterini hanno un'elevata efficacia nella prevenzione della gravidanza.
Molteplici meccanismi di azione sono probabilmente alla base dell'efficacia degli IUD, anche se non è chiaro quale sia il ruolo di ciascun meccanismo, e il grado di prevenzione di impianto gioca un ruolo controverso.Vi sono evidenze che il dispositivo al rame agisca primariamente sulla prevenzione della fertilizzazione attraverso meccanismi che includono effetti avversi sugli spermatozoi, mentre il sistema a rilascio di Lng eserciterebbe il suo effetto contraccettivo interferendo con il trasporto degli spermatozoi, con l'ovulazione e con la fertilizzazione. La frequenza di espulsione del dispositivo varia ampiamente, ed è apparentemente maggiore nelle donne giovani e nullipare. La probabilità di espulsione dello IUD può essere ridotta con un adeguato inserimento del dispositivo. Il rischio di complicanze legate all'insorgenza di una gravidanza durante l'utilizzo di IUD è aumentato nel caso di gravidanza extrauterina (GEU), aborto spontaneo e minaccia di parto prematuro. Tuttavia, il rischio assoluto di GEU è basso e inferiore a metà del rischio rispetto alle donne che non utilizzano alcun metodo contraccettivo. Se la gravidanza è intrauterina, è raccomandabile la sua rimozione, se questa può essere effettuata senza procedure invasive.
Non è noto se l'esposizione in utero di Lng aumenti il rischio teratogeno fetale. Gli effetti indesiderati più comunemente segnalati sono le anomalie del ciclo mestruale. Menometrorragie, spotting intermestruale e dismenorrea sono relativamente frequenti nelle donne con IUD al rame, mentre l'amenorrea è più comune con l'utilizzo del dispositivo a rilascio di Lng.
Esistono controversie riguardo l'inserzione di IUD al rame o a rilascio di Lng e l'aumento di rischio di pelvic inflammatory disease (PID) nelle donne con infezioni sessualmente trasmesse. I dati raccolti da 13 studi del World Health Organization (WHO), nei quali venivano escluse donne con infezioni sessualmente trasmesse e quelle con pregresse PID, hanno identificato un rischio di PID di 1.6 casi/ 1000, in particolare nei primi 20 giorni dopo l'inserzione.
I dispositivi intrauterini sembrano aumentare in modo trascurabile il rischio di infertilità nelle donne a basso rischio di infezioni sessualmente trasmesse. In tre studi casi-controllo non è stata riscontrata alcuna associazione tra IUD e infertilità in nulligravide con pregresso utilizzo di IUD.
Il rischio di perforazione uterina è basso se vengono applicate tecniche di inserzione adeguate.